Le recensioni di alessandro

 

YELLOWJACKETS LIVE | 28 LUGLIO 2018

 

La splendida cornice del Parco della Rocca Borromea in Arona (No) ha ospitato una manifestazione di alto livello internazionale, promossa dal Comune di Arona e prodotta dalla cooperativa Zenart.

 

La sera del 26 Luglio è stata la volta dei leggendari Yellowjackets composti da Russell Ferrante al pianoforte, Bob Mintzer al sassofono tenore, Dane Alderson al basso elettrico e William Kennedy alla batteria.

 

Con ventotto album alle spalle e oltre tre milioni di copie vendute sono la più longeva e creativa fusion band della storia. E non solo per un fatto di continuità anagrafica, il gruppo esiste dal 1977, quanto per una esplosiva spinta a sperimentare continuamente linguaggi, fusioni e contaminazioni e a rivedere il proprio orizzonte espressivo alla luce di nuove acquisizioni stilistiche.

 

Sono un perfetto meccanismo per fare musica, impeccabile e compatto. Non si può non rimanere ammirati dalla perfezione degli arrangiamenti e dalla coesione dei musicisti i cui strumenti si incastrano l'uno nell'altro per definire un sound unico, compatto, esplosivo.

 

Non è facile trovare una formazione come questa con musicisti che si conoscono a memoria, dotati di un lirismo incredibile e di una sensibilità nell’utilizzo delle dinamiche impressionante. Quattro leader, quattro solisti al servizio della musica, disposti sempre a fare un passo indietro quando serve.

 

Il loro groove è forte e potente in tutti i generi, dallo swing in quattro, velocissimo ai tempi dispari, dal funky alle meravigliose ballate e questo a dimostrazione, se ancora fosse necessario, della loro profonda conoscenza musicale, dalla tradizione jazz all’hard bop e oltre. Grazie a questa loro cultura musicale hanno costruito un repertorio completo e versatile che alterna classicismo, gospel a brani con temi così intricati e laboriosi che è quasi difficile seguirne e comprenderne l'esposizione melodica.

 

Perfezione stilistica, grande tecnica individuale ma soprattutto grandi idee si sono viste nelle quasi due ore di concerto interrotte da un violento temporale che ne ha reso impossibile il proseguo.

 

Sicuramente l’assenza di Haslip, cofondatore degli Jellow Jackets ed artefice con Ferrante di gran parte delle composizioni più acclamate della storica formazione si è fatta sentire. Non è semplice sostituire un artista di tale levatura anzi direi che è cosa impossibile.

Tuttavia Alderson, autentico fuoriclasse e sicuramente il migliore con cui hanno collaborato dopo la partenza di Haslip, si è unito agli altri con grande spirito propositivo fornendo un valore aggiunto non indifferente. Al suo fianco l’intramontabile William Kennedy, eclettico, fantasioso e precisissimo, Bob Mintzer, colosso indiscusso e sempre ai massimi livelli espressivi e Russel Ferrante perfetto in ogni suo intervento e sempre più leader di questa formazione.

 

La maggior parte del concerto, se si fa eccezione di un paio di brani anteprima della loro nuova produzione che uscirà nel prossimo autunno, si è concentrata sulle composizioni tratte dai loro ultimi lavori come Coherance o A Rise in the Road ma la vera apoteosi di emozioni tra il pubblico c’è stata quando sono risuonate le note dei loro classici: Greenhouse dall’omonimo album del 1991, Geraldine da The Spin del 1989, Out of town da Four Corners del 1987.

 

Emozioni forti ed uno spettacolo che tutti ricorderanno per molto tempo, fino a quando questi “marziani” ritorneranno a regalarci nuovamente altri sogni.

 

"... over all, I think the main thing a musician would like to do is give a picture to the listener of the many wonderful things that he knows of and senses in the universe. . .

That’s what I would like to do. I think that’s one of the greatest things you can do in life and we all try to do it in some way. The musician’s is through his music"

 John Coltrane