Le recensioni di alessandro

 

RALPH TOWNER E CLAUDIO FARINOINE IN CONCERTO | 3 Novembre 2017

 

Nella suggestiva cornice del Museo Vincenzo Vela di Ligornetto, a due passi dal confine italo svizzero si è svolto il 14 ottobre il concerto di Ralph Towner e Claudio Farinone.

 

Incanto, magia, genialità, sono state le indiscusse star di un concerto ammaliante cui una straripante platea estasiata ed entusiasta ha tributato il doveroso successo.

 

È stato un bellissimo esempio di come un museo possa spaziare dal suo campo di azione principale con misura e competenza offrendo al pubblico una ulteriore chiave di lettura non tanto delle singole opere esposte ma del clima culturale e ideale in cui si collocano. Tra le opere dello scultore ticinese Vincenzo Vela e di Lawrence Carroll, artista statunitense di origine australiana, creatore di opere a metà strada tra pittura e scultura, si sono vissuti momenti grande suggestione.

La prima parte del concerto ha visto come protagonista il celebre chitarrista americano che ha proposto alcuni brani tratti dal suo ultimo lavoro “My foolish Heart” pubblicato per l’etichetta ECM. La sua musica è sempre ai confini della ricerca e della sperimentazione spesso caratterizzata da veri capolavori ricchi di lirismo e forte intensità come la personale rivisitazione di “My foolish heart”, la favolosa “If” o dinamici e frizzanti come “Dolomiti dance”. In ogni brano si sono assaporati gusti fortemente narrativi, caratterizzati da un’accuratezza degli impasti sonori davvero fuori dal comune.

 

Le stesse emozioni si sono avvertite quando si è aggiunto il bravissimo chitarrista Claudio Farinone anzi, se possibile, si sono amplificate grazie alla spiccata sensibilità di Farinone ed alla profonda conoscenza ed amicizia che lo lega a Towner ed al suo mondo musicale. Da tempo, infatti, Farinone è impegnato anche nella rilettura delle opere di Towner cosa che, nel 2013, lo ha portato a pubblicare un CD dal titolo “Claudio Farinone plays Ralph Towner” per la Abeat Aria Recods.

 

Insieme hanno proposto alcuni brani della folta produzione di Towner come “Duende” ed “As she sleeps” pubblicati con gli Aires Tango di Javier Girotto nel 2016 o l’intimistica “Sacred place” contenuta in un album registrato con Paolo Fresu nel 2009 ed eseguita da Farinone con una chitarra baritona, uno strumento piuttosto raro da ascoltare, le cui sonorità profonde e vellutate hanno conferito al brano un’aurea meditativa e di particolare atmosfera.

 

I due musicisti si sono bilanciati alla perfezione nell’intreccio sonoro delle composizioni di Towner. Ciascuno con le proprie caratteristiche espressive, ciascuno con un proprio trascorso da raccontare ed un proprio futuro da disegnare. Simili nell’intenzione musicale ma entrambi arricchiti da reciproche naturali diversità che li contraddistinguono.

Perfetto l’interplay, grande la raffinatezza strumentale e gli intrecci sonori che hanno offerto emozioni di rara bellezza e perfezione stilistica.

 

Le note erano poesia, erano parole struggenti che toccavano i sentimenti più profondi, era la purezza del suono che ti fa sembrare semplice anche l’impossibile senza mai essere scontato.

I suoni si sono sempre amalgamati con naturalezza, riflettendo ed esaltando le personalità artistiche di entrambi gli interpreti che hanno creato una musica senza confini fatta di melodie cristalline, atmosfere ariose e liriche, maestria esecutiva sorprendente.

 

È stato bello vedere questi due mondi così lontani ma allo stesso tempo cosi vicini congiungersi per poi subito allontanarsi, in una danza senza tempo tra tradizione e futuro, giocare e parlarsi con le note alla ricerca di quelle particolari chiavi di lettura che riescono ad aprire le porte dell’anima di chi ascolta. Da una parte il tipico approccio chitarristico e le sonorità che caratterizzano da sempre il mondo di Towner, e pertanto degli Oregon, tra tradizione, classicismo, jazz, folk; dall’altra parte l’influenza spiccatamente classica di Farinone, con cristalline sonorità e massima pulizia e precisione esecutiva ma anch’esso propenso alla continua ricerca nella sperimentazione. Il suo nuovissimo progetto Akté, un percorso nel Mediterraneo, ne è senza dubbio una brillante testimonianza che darà vita ad un nuovo viaggio.

"... over all, I think the main thing a musician would like to do is give a picture to the listener of the many wonderful things that he knows of and senses in the universe. . .

That’s what I would like to do. I think that’s one of the greatest things you can do in life and we all try to do it in some way. The musician’s is through his music"

 John Coltrane