Le recensioni di alessandro

 

CHICO FREEMAN, ANTONIO FARAO, AMEEN SALEEM, MIKE BAKER | 12 LUGLIO 2018

 

 Di scena il 30 giugno, nel suggestivo scenario del Teatro del Casino Municipale di Sanremo si è tenuto il concerto di presentazione della nuova edizione del festival Uno Jazz 2018.

 

La prestigiosa e storica manifestazione jazz sanremese affonda le sue radici nel lontano 1956 ad opera di Arrigo Polillo e Pino Maffei e, a buon diritto, la si incorona quale primo festival jazz europeo della storia.

Negli anni sono passati su questo palco tutti i più grandi jazzisti internazionali, leggende quali Duke Ellington, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, Lionel Hampton, Dexter Gordon, Count Basie, Modern Jazz Quartet, Gerry Mulligan, Chet Baker, Ornette Coleman, Thelonious Monk, Sonny Rollins, Oscar Peterson solo per citarne alcuni.

 

Il proseguo di questa importante eredità culturale è stata affidata dal 2015 all’associazione DEM’ART in collaborazione con Unogas Energia quale main sponsor, il Casinò di Sanremo ed il Comune di Sanremo.

 

Per l’anteprima della rassegna, che avrà inizio il prossimo 15 Agosto per quattro serate consecutive, è stato proposto il quartetto composto da Chico Freeman ai sassofoni, Antonio Faraò al pianoforte, Ameen Saleem al contrabbasso e Mike Baker alla batteria.

 

Questo interessantissimo quartetto non ha certamente deluso le aspettative.

La tessitura dell’intero concerto si è sviluppata sulle riletture di classici del mainstream jazzistico americano come Seven Steps to Heaven già presente nell’album di Farò “Far Out” del 2003 e sulle composizioni originali dello stesso pianista come Domi, dolcissimo brano tratto dal suo omonimo album del 2011 o come Freeman o la chopiniana e struggente Syrian Children dedicata ai bambini siriani.

 

L’intesa e l’interplay tra i musicisti è stata perfetta ed è andata molto al di là di quella semplice empatia che potrebbe essere il frutto dell'incontro di quattro virtuosi del panorama jazz mondiale.

La formazione non ha assolutamente cercato di esaltare la dimensione spettacolare a discapito della liricità delle atmosfere, anzi ha proposto un variegato repertorio componendo un mosaico sonoro di grande equilibrio e dando vita ad un concerto molto stimolante, colto e raffinato.

 

Chico Freeman ha confermato la propria cifra stilistica, caratterizzata da un fraseggio obliquo e oscillante, dal suono pacato e graffiante ma anche ricco di tensioni nascoste. Il suo linguaggio è un distillato tra modernità ed al tempo stesso rispetto verso la tradizione jazz. Sonorità avvolgenti si sono contrapposte a virtuosismi che lasciavano senza fiato per originalità ed intelligenza esecutiva.

 

Farò è apparso molto ispirato, eclettico e frizzante nei soli quanto avvolgente con le sue pregiate armonizzazioni che sanno disegnare ardite linee armoniche.

Artista vulcanico e dotato di una sensibilità oltre che ad una tecnica fuori dal comune, ha saputo giocare con la fantasia e l’abilità che lo contraddistinguono ma soprattutto ha saputo rendere godibile ogni interpretazione, regalando vera magia soprattutto nelle due emozionanti ballad proposte oltre che mostrare, come sempre, di possedere una profonda lucidità creativa.

 

Notevole il lavoro svolto anche dalla ritmica soprattutto da Mike Baker alla batteria il quale, facendo raramente uso di un drumming potente, ha mutato costantemente stilemi e ritmi donando al suono della formazione molta più vivacità e brillantezza.

Un po' più defilato il contrabbassista Ameen Saleem impegnato soprattutto a sostenere la struttura ritmica. Tuttavia, nei pochi spazi che si è preso, ha mostrato un suono splendido e una notevole abilità nel tessere trame ritmico armoniche molto raffinate e precise.

 

"... over all, I think the main thing a musician would like to do is give a picture to the listener of the many wonderful things that he knows of and senses in the universe. . .

That’s what I would like to do. I think that’s one of the greatest things you can do in life and we all try to do it in some way. The musician’s is through his music"

 John Coltrane