Le recensioni di alessandro

 

Uno Jazz Sanremo 2016

Festival

 

Un autentico bagno di folla entusiasta ha sancito il successo di questa nuova edizione di “Unojazz Sanremo 2016”, il festival jazz tenutosi a Sanremo dal 15 al 20 Agosto. Unogas Energia, leader italiano della vendita di gas naturale ed energia elettrica, ha sponsorizzato e reso possibile questa importante rassegna in collaborazione col Comune di Sanremo e l’attenta organizzazione della Dem’Art Soc. Coop.

 

L’impeccabile direzione artistica di Antonio Faraò ha predisposto un programma snello e intelligente che ha permesso al vasto pubblico di avvicinarsi a tutti i colori della musica jazz oltre che a raccogliere gli apprezzamenti dei molti esperti del settore italiani ed esteri che hanno trovato nella varietà delle proposte e nei generi diversi la chiave vincente della manifestazione.

 

Il coniugare tradizione e modernità ed il saper valorizzare sia musicisti nostrani di altissima qualità che quelli internazionali è stato il punto di forza di questo festival. Anche quest'anno il palinsesto è stato quanto mai variegato e di ottimo livello e come da tradizione, accanto al cuore della manifestazione sono gravitati eventi collaterali di forte impatto che hanno contribuito e sancito il successo di questo festival che a buon diritto si colloca tra le più interessanti manifestazioni europee.

 

Protagonista della serata inaugurale è stata la spumeggiante “Iroko Jazz Quintet” feat. Luigi Tessarollo e la “Jazz Ambassadors Big Band” feat. Luigi Tessarollo e Luigi Di Nunzio. Il quintetto, dal repertorio tipicamente jazz-cubano, ha proposto brani sapientemente arrangiati di compositori come O. Hernandez e C. Valdez divertendo la platea con sonorità e ritmi incalzanti e raffinate rivisitazioni. La seconda parte del concerto è stata affidata alla “Jazz Ambassador Big Band”, una tra le più longeve big band italiane, che in questa occasione ha avuto due solisti d’eccezione quali Di Nunzio e Tessarollo. Entrambi i solisti hanno affascinato per il loro virtuosismo e allo stesso tempo per il lirismo delle loro interpretazioni.

 

Non meno interessante è stata la serata del 16 Agosto che ha visto avvicendarsi sul palco due formidabili formazioni: “Five for Jazz” e “Benny Golson Quartet”. Il quintetto italiano capitanato dal pianista Luigi Bonafede ha espresso un jazz molto raffinato, impeccabilmente eseguito da grandissimi musicisti quali, oltre allo stesso pianista, Pietro Tonolo ai sassofoni, Davide Boato alla tromba, Marco Micheli al contrabbasso e Francesco Sotgiu alla batteria. Stupendo l’impasto sonoro prodotto da Boato e Tonolo sulle splendide composizioni di Bonafede, grande l’intesa tra i due fiati che hanno incantato per tecnica e accuratezza dei soli sostenuti da una ritmica molto precisa. Emozionante e toccante l’esibizione di Golson e del suo quartetto. Oltre al leader sono saliti sul palco Kirk Lightsey al pianoforte, Gilles Naturel al contrabbasso e Doug Sides alla batteria.

 

Le note erano poesia, erano parole struggenti che toccavano i sentimenti più profondi, era la purezza del suono che ti fa sembrare semplice anche l’impossibile ma nulla era scontato, nulla era ovvio. I quattro musicisti tutti perfettamente comprimari, tutti sinergicamente uniti da un affiatamento unico, hanno dimostrato una vitalità artistica rara e preziosa e gli aneddoti con cui Golson soleva intrattenere il pubblico tra un brano e l’altro, sono stati una vera lezione di storia del jazz tenuta da un vero “gigante” ed icona della musica.

 

Il 17 Agosto è stata la volta dello “Stefano Cantini Quartet” e della formazione inglese degli “Incognito”. Il primo, accompagnato da Luigi Martinale al piano, Yuri Gouloubev al contrabbasso e da Zaza Desiderio alla batteria ha proposto un jazz fresco, melodico, facilmente fruibile, costruito sulle composizioni del bravo Martinale e dello stesso Cantini, poderoso sassofonista dalle grandissime doti solistiche che ha saputo regalare momenti di vera magia sostenuto da un trio ben rodato e di grande qualità.La serata è stata chiusa dagli Incognito, foltissima e briosa formazione capitanata da Jean-Paul "Bluey" Maunick, unico componente ad essere rimasto sempre attivo. Il loro acid jazz, molto contaminato da influenze funky/soul di facile fruizione, ha saputo far divertire e ballare la foltissima platea di fans accorsi, ripercorrendo la loro lunga carriera ricca di successi come “Still a friend of mine” o “Always there”.

 

L’intera serata del 18 Agosto è stata dedicata al concerto dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo diretta da Massimo Nunzi ed integrata da un quartetto jazz d’eccellenza formato da Gianluca Ambrosetti al sassofono soprano, Fabrizio Bernasconi al pianoforte, Mauro Battisti al contrabbasso e Tony Arco alla batteria. Un progetto, quello di Nunzi, creato ad hoc per Franco Ambrosetti in cui il bravo direttore ed arrangiatore romano ha selezionato alcune composizioni che Ambrosetti ama in maniera particolare, legate al suo gusto e alla sua formazione, arrangiandole appositamente per questo evento. Il risultato è stato indubbiamente molto affascinante. Bellissima la selezione dei brani proposti tra cui “Oblivion” di A. Piazzolla, “Silli in the sky” di F. Ambrosetti e l’omaggio a Freddie Hubbard; splendido il connubio tra classico e quartetto jazz e le atmosfere che Ambrosetti con il suo inconfondibile flicorno riesce sempre a creare.

 

Lingomania e Tania Maria sono stati i protagonisti dei concerti del 19 Agosto. Maurizio Gianmarco al sassofono, Giovanni Falzone alla tromba, Umberto Fiorentino alla chitarra, Furio Di Castri al contrabbasso e Roberto Gatto alla batteria hanno dato vita ad una “reunion” per celebrare la musica di “Riverberi”, disco che nel lontano 1986 segnò il loro esordio discografico. La loro esibizione ha dato vita ad un grande jazz, ricco di pathos che alternava suoni impetuosi a tratti frenetici a momenti intensi, lirici, struggenti e meditativi. Il risultato è stata una musica costellata di felici intuizioni ed illuminata da una splendida scrittura e da assoli ispirati e travolgenti. Impeccabile e poderosa la ritmica scandita da Gatto e Di Castri su cui i soli di Gianmarco e Falzone riuscivano ad inerpicarsi per creare colorazioni e sonorità uniche e dare vita ad una serata effervescente e carica d’energia corale. Sonorità decisamente differenti ha regalato l’esibizione di Tania Maria. L’artista brasiliana accompagnata da Marc Bertaux al basso, Hubert Colau alla batteria e Edmundo Carneiro alle percussioni, ha proposto un repertorio tratto dalla tradizione classica brasiliana, frammentato da alcune sue note composizioni. Con voce suadente e grande abilità pianistica, Tania Maria ha saputo intrattenere e coinvolgere il pubblico con atmosfere accattivanti dal jazz alla samba al pop creando un mood piacevole e di facile godimento.

 

La serata conclusiva del 20 Agosto è stata aperta dal “David Linx Quartet”. Il formidabile crooner belga accompagnato da Diederik Wissels al pianoforte, Christophe Wallemme al contrabbasso e Donald Kontomanou alla batteria ha dato vita ad un concerto esuberante, ricca di personalità ed una propria impronta originale ben calibrata e definita. Le modalità espressive straripanti di patos dinamico e di forte energia esecutiva hanno avvalorato spesso le doti dei musicisti tutti molto precisi negli interventi e nella tessitura sonora delle pregevoli composizioni dello stesso Linx. La “All Stars Band” di Faraò, Lovano, Lockwood, Danielsson, White ha concluso la rassegna. Incanto, magia, genialità, sono state le indiscusse star del concerto più acclamato dell’intera manifestazione. Emozioni di rara bellezza e perfezione stilistica hanno scandito l’intera performance che non ha certamente deluso le aspettative di coloro che desideravano assaporare un jazz di classe e dagli arrangiamenti sofisticati da parte di questo quintetto d’eccezione. Fin dal primo brano un brivido lungo la schiena ha pervaso tutta la platea. I suoni si sono amalgamati con naturalezza, riflettendo ed esaltando le personalità artistiche degli interpreti. Il superbo sassofono di Joe Lovano, combinando una ragguardevole destrezza ed una sfavillante energia, si è fuso meravigliosamente con il violino del vulcanico Didier Lockwood, il drumming potente e preciso di Lenny White e le armonie profonde del contrabbasso di Lars Danielsson hanno scandito i tempi, il

pianismo di Faraò, passionale ed energico allo stesso tempo, non è mai stato banale e scontato ma sapientemente ha saputo dosare tradizione e modernità, cuore e tecnica, passione e cattiveria. Come un saggio alchimista è riuscito sempre a trovare quel giusto equilibrio e quel perfetto bilanciamento necessario per affascinare il pubblico e creare quella magia che si chiama Jazz.

Energia, dolcezza, tradizione, modernità e ritmo si sono alternati e uniti come in una danza senza tempo ne confini su tutti i brani eseguiti. E’ stata una vera lezione d’arte, una perla meravigliosa e rara. Musica senza confini, melodie cristalline, arrangiamenti perfetti, maestria esecutiva, estro e creatività tutto ciò dimostra quanto il jazz sia vivo ed abbia ancora tanto da offrire.

 

Tra gli eventi collaterali che hanno fatto da corollario ed arricchito questa manifestazione, è doveroso menzionare il concerti pomeridiani tenutesi al “Forte di Santa Tecla” di Sanremo per la rassegna “Aspettando Unojazz” curati da Andrea De Martini e sostenuti dall’Assessorato al Turismo del Comune di Sanremo. Il 16 Agosto, è stato presentato il concerto della formazione “Zio Burp 4tet” di Cristiano Callegari al pianoforte, Andrea De Martini al sassofono, Dino Cerruti al contrabbasso ed Enzo Cioffi alla batteria; il 17 Agosto il concerto di piano solo di Riccardo Zegna, uno tra i più importanti e storici pianisti italiani; il 18 Agosto, sempre in piano solo, il concerto di Luigi Martinale che ha proposto sue composizioni tratte da “Arietis Aetas” con patos e ottima abilità esecutiva; il 19 Agosto è stata la volta del “Trio Footprints”, formazione del contrabbassista piemontese Francesco Bertone con il talentuoso pianista Fabio Gorlier e Paolo Franciscone alla batteria. Il trio ha eseguito un jazz melodico, ricco di idee, straordinariamente suonato, molto godibile senza però essere banale o scontato. In fine, il 20 Agosto in conclusione di rassegna, è stata la volta del “Jazz in Duet”, raffinato ed originalissimo duo di chitarre con Adriano Ghirardo e Stefano Ballerano. I due bravissimi chitarristi sanremesi hanno proposto un’intelligente selezione di brani originali frammisti a standards della tradizione jazz internazionale. La loro personalità esecutiva, la perfezione stilistica, il grandissimo affiatamento e le ardite intuizioni armoniche hanno saputo emozionare e coinvolgere a buon diritto il folto pubblico presente.

"... over all, I think the main thing a musician would like to do is give a picture to the listener of the many wonderful things that he knows of and senses in the universe. . .

That’s what I would like to do. I think that’s one of the greatest things you can do in life and we all try to do it in some way. The musician’s is through his music"

 John Coltrane