Le recensioni di alessandro

Marco Detto 

In the mean time

  

Un’esplosione di colori, emozionante al punto da togliere il fiato, assolutamente imperdibile.

Sono forse queste le tre definizioni che meglio riescono a descrivere questa ennesima gemma discografica di Marco Detto.

Più che un disco è una valanga fragorosa che ti abbraccia e ti trascina lontano; è una freccia che riesce a trafiggere il centro esatto dell’anima e della sensibilità di chi ascolta.

Un’opera preziosa, riservata a chi si aspetta dall’arte emozioni forti, vere e profonde.

Tutto è alimentato da un’energia sconvolgente, ammaliante ed intensa che s’impone sin dal brano d’apertura grazie a delicati equilibri melodici, ricchi di grazia e di robuste armonizzazioni sapientemente orchestrate.

Il filo conduttore di “In the mean time” è senza dubbio il viaggio.

Il senso di movimento, di ricerca lo si avverte in tutte le nove tracce di cui è composto il Cd.

Marco Detto, giunto al suo quattordicesimo lavoro, non ha smesso di calarsi nella ricerca di nuove sonorità, di nuovi stimoli e, con la genialità e la sensibilità musicale che da sempre lo contraddistinguono, s’incammina verso nuovi percorsi con la curiosità del viaggiatore e con un bagaglio d’esperienza invidiabile che lo ha portato ad essere uno dei massimi esponenti del jazz internazionale.

La sua è una musica ricca di pathos e di trasognante bellezza, all’insegna del bel suonare. E’ creatività, morbidezza, visceralità, potenza comunicativa.

Dalla frizzante “Correndo lontano” alla funkeggiante “Nel frattempo”, dalla zawinuliana “Step by step” a “Il viaggiatore” alla monkiana “ Mr Monk” è tutto un caleidoscopio di momenti pregni di passione, idee, vitalità, generosa passionalità e assoluta originalità.

Si è al cospetto di uno spettacolo veramente “pirotecnico” eseguito da parte di un artista  vero, che ama e soprattutto rispetta la musica.

Alle splendide composizioni, tutte a firma dello stesso Detto, fa riscontro la straordinaria statura artistica dei musicisti qui coinvolti, capaci di toccare le corde più recondite dell’ascoltatore, per via di una non spiegabile alchimia musicale, fatta di sensibilità lirica, empatia e purezza di tono.

Su tutti  va sicuramente citata la musicalità del contrabbassista Marco Ricci dalla cavata morbida e penetrante al tempo stesso;  un respiro arioso e ritmicamente essenziale, attorno a cui si muove con sobria espressività il raffinato ed incisivo drumming di Antomio Fusco; l’eclettismo e l’agilità di fraseggio di Antonello Monni, soprattutto al soprano oltre che per la sua splendida perizia nell’orchestrazione; la morbida voce della tromba di Alberto Mandarini sempre molto convincente nei suoi precisi interventi.

Questo nuovo lavoro di Marco Detto, per le sue immense qualità, è senza ombra di dubbio da considerarsi come una delle migliori produzioni discografiche dell’anno e non solo italiane.

"... over all, I think the main thing a musician would like to do is give a picture to the listener of the many wonderful things that he knows of and senses in the universe. . .

That’s what I would like to do. I think that’s one of the greatest things you can do in life and we all try to do it in some way. The musician’s is through his music"

 John Coltrane